mercoledì 25 maggio 2011

IL POETA E LA MORTE

1

- Che stai facendo, poeta, sulla riva deserta,
quando ancora non è spuntato il sole?

Guardo il mare, e penso alla morte.

- Che stai facendo, poeta,in mezzo alla calca urbana,
quando il sole abbrustolisce il cranio alle persone?

Guardo i visi delle persone, e penso alla morte.

- Che stai facendo, poeta, ora che è passata mezzanotte,
ela gentew perbene dorme da tempo?

Conto gli stormi delle stelle, e penso alla morte.



2

Sulla riva deserta, in mezzo alla calca urbana,
e nel buio della notte, quando tutti dormono -
dillo, o poeta, cos'hai concluso sul tema della morte!

Ho scoperto che gli uomini - di questa Sfera sono il macinato.
L'Onnipotente li nutre di tutta sulla terra -
creato e non creato.

Chi fra loro si solleva, e diventa Uomo,
si trasforma in farina dell'universo.
La mano di Dio ne fa nutrimento, nel Cosmo - nel tutto!
La morte sopraggiunge come quell'istante
in cui si forma il latte nella mammella della mucca.



3

E che succede, poeta,
se gli uomini non sono di questa terra il macinato?
Ma piuttosto un coaugulo velenoso di carne, sangue, ossa e vene?
Come un moscerino del vino, che per un attimo c'è,
e poi scompare, e tutto continua - come se non fosse mai esistito?

Se l'Uomo non è farina dell'universo -
sarebbe troppo terribile, sarebe troppo terribile.

ABDULAH SIDRAN, TR. SILVIO FERRARI

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