I morti − io li ho visti − andavano scalzi
In primavera, andavano liberi
Niente divideva, niente separava
I piedi dalle cose vive.
I morti − io li ho visti − non avevano volto
né nome. Erano molti.
Compatti aumentavano.
Erano molti e vivi. Li interrogai
su dove la primavera s’allungasse.
I morti − io li ho visti − in primavera
Il sole raddoppia i loro frutti
Il sole entrava in loro. Erano larve.
CARLOS NEJAR, TR. GIAMPAOLO TONINI
giovedì 27 marzo 2008
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