mercoledì 27 maggio 2009

A UN ALBERO

...e per eterne vie passavano
su di noi sorridendo i signori del mondo,
sole, luna, stelle; e anche i lampi delle nubi,
i figli ardenti dell'attimo, scherzavano intorno.
Ma nel segreto migrava il Dio del nostro amore,
che non ha invidia, immagine di celesti prìncipi,
e il profumo, l'anima sacra e pura che spesso
tracima, nutrita dall'ora argentea di primavera,
infondeva nel rosso delle sere e nelle onde della notte.
Davvero vivemmo liberi in un'intima vira infinita,
senza pena, tranquilli, uguali in un sogno felice,
ora paghi di noi e ora volando in luoghi lontani,
ma nel profondo essere sempre uniti e viventi.
O albero gioioso! A lungo, a lungo potrei ancora cantare
e perdermi guardando il tuo capo fremente.
Guarda, guarda. Qualcosa si muove, vengono vergini
velate e forse tra loro c'è la mia fanciulla.
Lasciate, lasciate, lo debbo. Addio La vita mi strappa,
perché segua la traccia d'amore, con passo d'infanzia
Ma non mai, o o buono spirito, io voglio scordarti,
o eterno, immagine di chiho più amato.
E se venisse il giorno in cui io fossi con lei
riposerò sotto di te con lei, o spirito amico.
E non ti sdegnerai, ma verserai ombre odorate
ed un suono di canto sui felici.

FRIEDRICH HOLDERLIN, TR. ENZO MANDRUZZATO

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