Tu e io
nell’uso quotidiano
come persone al servizio della parola
che per dimenticanza giungono
a un silenzio senza parole
come una mano che tentoni, malsicura,
rovescia una sedia al buio, un vaso, un posacenere.
Tu e io
come non fosse stupendo
come non fosse un’ora soltanto
che più di un’ora non durerà
come non fosse un miracolo festoso
che il tuo giorno sia stato anche il mio
e che poi tale totalmente resti.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
giovedì 29 aprile 2010
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