venerdì 4 aprile 2008

SERA

Or che biancheggia in ciel sulla pianura,
la solitaria falce della luna,
e abbandonano i monti ad una ad una,
le mandre ch’eran sparse alla pastura,

così buona la Terra, così pia
sembra in questa devota ora dell’Ave
che un inganno soave
mi fa vivere quando − nell’aurora
dei popoli − erano pochi uomini al mondo.
Parmi del mio petto,
col raggio della sera,
discenda la severa
tranquillità del vechio patriarca
Sull’uscio assiso della pia dimora
Egli mirava la nascente stella,
la campagna di fiori e di frutti carca.
Or sento in me quel sovrumano amore,
quell’estatica calma;
chino anch’io la testa sulla palma
e quasi attendo i messi del Signore.
UMBERTO SABA

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