M'accorgo che non è eterna la vita, che finirà.
Ma come non sentire cher non si deve
aver fretta, che ancora non è giunto il momento,
che è tempo per indugiare?
E ce n'era prima? Ho paura e premura:
oggi cisono, ma ci sarò domani?
E uccidevo una candela
per il vano senso della notte.
Come sono intelligente, più di tutti
pensavo. Ma la neve cadeva.
E di quei tempi mi rimase una gobba
sul dito medi affaticato.
Leggo il frutto delle sue fatiche,
solo noia, ma senza compassione,
e mi domando: chi è giovane e amato?
io ero giovane allora.
Ho finito di vivere, di avere fretta.
All'anima affluiscono semplici veritò.
La coscienza ha già scelto la sua via
e non dipende più da me.
Verrà quest'istante, quest'anno:
imprevisto senso, voluttà, vertice...
Manca solo la vecchiaia.
Il resto è già compiuto.
ANNA ACHMADULINA, TR. DANIELA GATTI
sabato 9 aprile 2011
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1 commento:
...chissà se può servire un tenero abbraccio...?
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