sabato 19 aprile 2008

Spazio e spazio ancora mi confonde
l’antipodo intendo della vita
nel nitore profondo
sul liberato colle
mondo e quiete erbe
colori atomi assenze.
Giaccio nella mia vera
voce, m’inoltro nella stasi
prima, nella luce mai saziata.
Presso un uomo scivola il sole,
uomo l’azzurro
già velato dei boschi.
Trovo il mio vero corpo,
le mie ossa e le lacrime,
trovo l’amore che sottrassi
alla violenta terra,
ortiche occhi aliti invetriati

Tu stolta eternità, mai vinta
adorante bestemmia,
polvere che si ribella, cielo
a me strappato tu,
viscere sempre gemebonde, terra.
ANDREA ZANZOTTO

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