Un nitido fuoco abita in me, e freddamente vedo
La vita violenta illuminare per intero…
Ormai posso amare soltanto nel sonno
I suoi gesti gentili intrisi di luce.
Di notte i miei giorni mi rendono gli sguardi,
Dopo il primo sonno infelice:
quando la stessa sventura è diffusa nel buio,
Tornano a farmi vivere, a darmi gli occhi.
Se la loro gioia erompe, un’eco che mi sveglia
Rende non altro che un morto sulla mia riva di carne,
E ilmiosorriso estraneo sospende il mio orecchio,
come alla vuota conchiglia un murmure di mare,
Il dubbio −sul ciglio di un’estrema meraviglia,
Se sono, se fui, se dormo o son desto.
PAUL VALÉRY, TR. MASSIMO CESCON
domenica 23 novembre 2008
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