sabato 23 febbraio 2008

INSIEME NOI

Come sei pura di sole e di notte caduta,
che trionfale dismisura la tua orbita di bianco,
e il tuo seno di pane, alto di clima,
la tua corona d'alberi neri, beneamata,
e il tuo naso di animale solitario, di pecora sekvatica
che odora d'ombra e di precipitosa fuga tirannica.

Ora, che armi splendide le mie mani,
degna la loro pala d'osso e il loro giglio di unghie,
e il luogo del mio volto, e il nolo della mia anima
son posti nel giusto della forza terrestre.
Che puro il mio sguardo di notturna influenza,
caduta d'occhi oscuri e di feroce pungolo,
la mia simmetrica statua dalle gambe gemelle
sale verso stelle umide ogni giorno,
e la mia bocca d'esilio morde la statua e l'uva,
mie braccia di maschio, il mio petto tatuato
in cui penetra il vello come ala di stagno,
il mio volto bianco fatto per la profondità del sole,
la mia chioma fatta di riti, di minerali neri,
la mia fronte, penetrante come colpo o strada,
la mia pelle di figlio maturo, destinato all'aratro,
i miei occhi di sale avido, di matrimonio rapido,
la mia lingua molle amica della diga e della nave,
i miei denti d'orario bianco, d'equità sistematica,
la pelle che fa alla mia fronte un vuoto di ghiacci
e sulla mia schiena si volge, e vola alle mie palpebre,
e si ripiega sul mio piùprofondo stimolo,
e cresce verso le rose nelle mie dita,
nel mio mento d'osso e nei miei piedi di ricchezza.

E tu come un mese di stella, come un bacio fisso,
come struttura d'ala, o inizi d'autunno,
bimnba, partigiana mia, amorosa mia,
la luce fa il suo letto sotto le tue grandi palpebre,
dorate come buoi, e la colomba rotonda
fa i suoi nidi bianchi frequentemente in te.

Fatta di onda in lingotti e di tenaglie bianche,
la tua salute di mela furiosa si allunga senza limite,
la botte tremante in cui ode il tuo stomaco,
le tue mani figli della farina e del cielo.

Come sei simile al più lungo bacio,
la sua scossa fissa sembra nutrirti,
e il suo impulso di bragia, dibandiera sonvolta,
va palpitando nei tuoi domini e salendo tremante,
e allora la tua testa si assottiglia in capelli,
e la sua forma guerriera, il suo circolo secco,
s'abbatte d'improvviso in fili lineari
come fili di spada o eredità di fumo.

(PABLO NERUDA, TR. IT. GIUSEPPE BELLINI).

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